Ibride Azioni

Tullio Brunone, Roberto Lucca Taroni

installazione video su tre proiezioni sincronizzate -

 

Alle origini.
Ybris: violenza ed eccesso.
Eccesso e violenza del sacrificio di Polissena. La poesia tragica si meticcia con la psicoanalisi. il collo, e la sua rescissione, visti dall'universo guerriero della virilità come luogo della femminilità, si confondono nello spettacolodi una zona erogena.Ovidio incontra Euripide ed entrambi, tramite violenza ed eccesso, si fondono in Pietro da Cortona.
Dissimulazione e rivelazione si mischiano. Elettra si fonde con Cassandra.
La parola scenografica di Hofmannsthal diventa la scena musicata di Strauss.
Azione.
Spazio simbolico.
Eccesso.
Scambio.
Così è stato, e non solo nel tragico.
Diciamo è stato perché allora il presente rivelava ciò che il passato aveva
dissimulato e dissimulava il progetto di vendetta futura.
Ma ecco il punto.
Basta muoversi dallo stato di sepoltura a quello di attesa! Perché non ancora
privi di passato e di avvenire. Contro la Storia.
Tagliare la corda!
L'unione di elementi eterogenei eccede i giusti confini. Ma senza essere il
lasciapassare per la conquista di territori o l'impadronimento di proprietà stabili,
bensì un tramite contro le funzioni fisse. L'azione della contaminazione è per
linee di fuga. Verso una deterritorializzazione. Continuamente e pervicacemente
intenta a superare, spingere indietro, varcare. Azione di frontiera poiché il
divenire è geografico. l'importante non è viaggiare, portare a zonzo il proprio
io per imporre il radicamento. Si può fuggire stando immobili. Immobili a grandi
passi come i nomadi. Né emigranti, né viaggiatori monotoni, monoteisti e
monogami. Solo fuggitivi, escursionisti un po' orgiastici, traditori. Ecco che
torna l'impurità della contaminazione. Ulisse contro gli ibridi. Polidemoniaci
più che politeisti.
In biologia esiste uno stato diffuso di unione o fusione di parti originariamente separate

che avviene durante l'accrescimento.
Tutto ciò che abbiamo detto lo possiamo definire come questo stato: concrescenza.
Sperando che il mondo si approssimi ad essa.


... e quando lui, scostando i rami, fa per gettarsi ai suoi piedi:
ah! le corna hanno tradito il cervo, grida lei, e tende, con la
forza dei dementi, subito l'arco, finché si baciano gli estremi, e
lo solleva, e mira e tira, e gli trafigge con la freccia il collo; egli
stramazza: un grido di vittoria si alza rauco dalla truppa. Ma
ancora è vivo, il più sventurato dei mortali; con la freccia, lunga,
che gli fuoriesce dalla nuca, si alza rantolando; e ricade, e si
rialza e vuole fuggire; ma: su!, grida lei: Tigri, su, Leana, su, Sfinge,
Melampo, Dirke, su, Iracone! E piomba, piomba con tutta la
muta, oh, Diana! Su di lui, e lo afferra, lo afferra per il cimiero,
come una cagna, fatta uguale ai cani, uno gli addenta il petto, l'altra
la nuca, e lo butta giù, tanto che trema la terra per la caduta! E lui,
torcendosi nella porpora del suo sangue, le tocca le guance tenere
e grida: - Pentesilea! Mia sposa! Cosa fai! È questa la festa delle rose
che mi hai promesso? Ma lei - la leonessa l'avrebbe ascoltato,
l'affamata selvaggia in cerca di una preda, ruggendo per i campi
vacui coperti dalla neve -, lei lo colpisce, gli strappa dal corpo
l'armatura, affondai denti nel suo petto bianco, lei e i cani, ansimanti,
Oxo e Sfinge, i denti nel suo petto a destra, a sinistra, lei; quando
arrivai io, dalle mani e dalla bocca le grondava sangue.
(Pausa di orrore). Se mi avete sentito, donne, parlate, datemi un
segno che siete vive.

:::::..............................................................................Heinrick von Kleist

Anna
Alzati, ipocrita; desidero la tua morte, ma non voglio essere
il tuo carnefice.
Gloncester
Se vuoi che mi uccida, comanda, e lo farò.
Anna
L'ho già detto.
Gloucester
Ma nell'ira: ripetilo, e alla tua parola questa mano, che per amor
tuo uccise il tuo amore, ucciderà per amor tuo l'amore più fede-le;
e tu sarai complice di queste due morti.
Anna
Vorrei conoscere il tuo cuore!
Gloucester
Si esprime con la mia lingua.

..............................................................William Shakespeare


La rappresentazione del tragico si fonda principalmente sul fatto
che l'elemento portentoso, il modo cioè in cui Dio e uomo si
accoppiano e il poter naturale e l'intimo più profondo dell'uomo
diventano illimitatamente uno nella collera, si comprende in
virtù del fatto cbe il divenire uno illimitatamente si purifica in
una separazione illimitata...
In questo momento l'uomo dimentica se stesso e il Dio e si
ribella a se stesso, seppure in modo sacro, come un traditore. Ai
confini estremi della sofferenza, non sussistono nient'altro che
le condizioni del tempo e dello spazio. Qui l'uomo dimentica se
stesso, essendo egli totalmente calato nel momento; il Dio
dimentica se stesso, non essendo altro che tempo; entrambi sono
infedeli: poiché il tempo in un simile momento si rovescia in
modo categorico e fa sì che in esso inizio e fine non si accordino
in alcun modo; perché l'uomo in un simile momento deve seguire
il capovolgimento categorico e di conseguenza non può in
alcun modo uguagliarsi a ciò che vi era all'inizio.

..............................................................Friedrich Hoelderlin

Tanto fortemente m'impressionò l'insieme del truce aspetto di Achab e quel livido marchio che lo segnava, che per i primi istanti m'accorsi appena come non poco del suo strapotente effetto truce fosse dovuto alla barbarica gamba bianca sulla quale in parte poggiava. Mi era stato detto in precedenza che questa gamba d'avorio gli era stata intagliata in mare nell'osso levigato della mascella di un capodoglio. "Sì, l'hanno disalberato al largo del Giappone", disse una volta il vecchio indiano Capo Allegro, "ma come la sua nave disalberata, lui ha imbarcato un altro albero senza tornare a casa a prenderlo. Ne ha un'intera faretra" [...]Un falco del cielo che aveva beffardamente seguito il pomo di maestra giù dalla sua naturale dimora tra le stelle, dando beccate alla bandiera e molestando Tashtego, cacciò per caso ora la sua larga ala palpitante tra il legno e il martello; e contemporaneamente sentendo quel brivido etereo, il selvaggio sommerso là sotto, tenne, nel suo anelito di morte, il martello rigidamente piantato; in modo che l'uccello celeste, con strida d'arcangelo, col rostro imperiale teso in alto e il corpo prigioniero avvolto nella bandiera di Achab, andò a fondo con la nave, che, come Satana, non volle scendere all'inferno finché non ebbe trascinata con sé, per farsene elmo, una parte vivente del cielo.

...............................................................Herman Melville