Presentazione alla mostra di Mario De Micheli - Maggio 1976 - Rotonda Besana- Milano

 

Questa non è una "mostra", bensì il risultato di un'indagine, svolta con mezzi visivi, su di una serie di temi attualissimi: i temi che investono la tecnica impiegata dal sistema per ottenere il consenso. Si tratta dunque di un'indagine critica sui mass-media in genere, sull'uso dell'immagine come strumento di persuasione o addirittura di sopraffazione. Il gruppo di operatori che ha lavorato a questa iniziativa si è costituito in Laboratorio di Comunicazione Militante e quella che si apre alla Rotonda della Besana è la sua prima manifestazione. Vorrei dire che in questa impresa ciò che acquista evidenza particolare è il proposito di offrire un "metodo" di lettura e decifrazione di tutti i "messaggi" che quotidianamente ci aggrediscono da ogni parte, orchestrati ideologicamente al fine d'arrestare e quindi impedire ogni possibile trasformazione positiva della società.
Può darsi che alcune delle analisi qui proposte si rivelino anche parziali o insufficienti, magari eccessivamente drastiche nel taglio. Ma non è questo il problema. Decisivo invece è il criterio. Richiamare l'attenzione sui modi attraverso i quali l'informazione viene deformata e distorta è un fatto d'importanza primaria nella situazione in cui ci troviamo a vivere, a scegliere e ad agire. Mettere quindi a disposizione del più largo numero di persone una "chiave" per aprire i segreti della manipolazione delle notizie degli avvenimenti, o per la sacralizzazione del luogo comune reazionario, o per la costruzione del personaggio al di sopra di ogni sospetto, è un indiscutibile merito.
È da questo punto di vista che è dunque necessario guardare alla fatica di questo gruppo d'operatori, che tra l'altro, sin dall'inizio, ha inteso muoversi in rapporto con la scuola, stabilendo contatti e incontri costanti nella giusta preoccupazione di coinvolgere attivamente, cioè come produttori di conoscenza, gli stessi giovani a cui il metodo e i risultati di questa prima analisi sono e saranno rivolti.
Ma ancora un aspetto di questa iniziativa mi sembra opportuno sottolineare ed è quello di "come" essa è stata realizzata. La fotografia vi gioca un ruolo essenziale. Non la fotografia come "documento", ma la fotografia come mezzo di analisi, come "motivo"
ideologico-visivo di penetrazione del tema per farne emergere le contraddizioni e indicarne l'occulta intenzionalità.
In fondo quindi, in questa indagine, il mezzo della fotografia viene adoperato così come pretende adoperarlo più di una tendenza neo-avanguardistica, la "narrative art" tanto per fare un caso. La differenza decisiva sta però nella circostanza che qui l'analisi non viene esercitata unicamente all'interno del mezzo in sé, separato dal suo contenuto, bensì all'esterno, cioè
sui contenuti "storici" di cui il mezzo, con sue proprietà specifiche, è veicolo. E anche questo è un dato non trascurabile che dà alla ricerca del Laboratorio di Comunicazione Militante un senso esatto, concreto, non soggettivo soltanto.
Si guardino quindi le "tavole" esposte alla Besana e, tenendo conto delle loro premesse e dei loro scopi, si apra pure il dibattito.

Mario De Micheli